Settore arti marziali

La scuola di arti marziali è guidata dal Maestro Giuseppe Montalbano

Dhanurveda, l'origine delle arti marziali

Il Dhanurveda appartiene ad uno dei 4 Upaveda, i Veda secondari ai 4 Veda. Ciascun Upaveda è connesso ad uno dei 4 Veda primari (Rigveda, Samaveda, Yajurveda e Atharvaveda), come l’Āyurveda, ad esempio, è connesso all’Atharvaveda, il Dhanurveda è collegato allo Yajurveda ed è la più antica arte marziale e il più antico sistema di combattimento del mondo all’origine di tutte le arti marziali più o meno recenti, perché, appunto, risale al periodo vedico che viene datato storicamente intorno a circa 5000 anni fa. Dal Dhanurveda sono derivati il Thang-Ta, arte marziale praticata in Manipur nel Nord India, il Vajramushti, del Gujarat nell’Ovest dell’India, il Dhanurvidya, cioè il Tiro con l’Arco praticato in Asia (oltre che in India anche in Thailandia, Cina, Giappone, Mongolia ma anche in Turchia, ecc…), il Kalaripayattu, arte marziale del Kerala nell’India meridionale, luogo in cui viene praticata anche l’antica arte del Marma-vidya, la conoscenza dei punti vitali, il Krabi Krabong, arte marziale thailandese, il Musti Yuddha, l’antico pugilato praticato a Benares nell’India settentrionale ed altri sistemi di combattimento. Successivamente questi antichi sistemi hanno dato origine alle più conosciute arti marziali tibetane, cinesi e giapponesi, storicamente tutte derivano dal Dhanurveda, per fare alcuni esempi, dal Kalaripayattu è nato lo Shaolin Kung-fu, dal Krabi Krabong è nata la Boxe Thailandese o Muay Thai, dal Musti Yuddha è nato il Sanshou (Sanda) e il Pugilato occidentale. In Giappone, successivamente, si sviluppa dalle arti marziali cinesi e thailandesi il Karate, il Judo è il Jiu Jitsu e, in un secondo momento, la Kick Boxing, risultato di un incontro tra Karate e Boxe. Come già detto, il Dhanurveda è connesso al Yajurveda ed era destinato alla classe degli kshatriya, i guerrieri, protettori del Sanatanadharma che avevano il compito principale di proteggere il popolo dalle aggressioni. Il concetto di ahimsa, tradotto sommariamente come “non violenza”, è perfettamente in linea con il Dhanurveda e non potrebbe che essere così essendo un sistema appartenente in toto alla tradizione vedica, dunque induista. Il termine “ahimsa”, che è uno degli yama dell’Ashtāngayoga, significa “non nuocere” , no “non difendersi”, difendersi dagli attacchi e proteggere gli altri è il primo dovere dello kshatrya dharma, il dharma del guerriero, osannato anche all’interno della Bhagavadgita stessa. Krishna stesso, uccise Kamsa, seguendo lo kshatrya dharma, scaraventandolo a terra e prendendolo a pugni, ma Kamsa era un demone re che aveva creato una grande sofferenza a tutte le creature. In questo contesto, il significato di ahimsa è quello di non attaccare per primi gli altri, soprattutto chi non può difendersi ma neanche un aggressore che si è arreso.

Wing Chun Kung Fu
Il Wing Chun Kung Fu è un sistema di combattimento che deriva in buona parte dallo Shaolin Quan, principalmente lo stile Shaolin del Sud, praticato nel Guandong e Fujian in Cina, pur risentendo anche del Taoismo marziale praticato nei monti Wu-dang, luogo dove furono sistematizzati il Tai Chi Quan ed altri stili interni (Neija). Il Wing Chun subisce l’influsso, quindi, sia del Buddhismo Chan (Zen), e sia del Taoismo. Entrambe le tradizioni ne formano e guidano l’impalcatura filosofica. Wing Chun deriva dal nome di una donna, Yong Chun, e significa eterna primavera. Si racconta che ricevette la conoscenza di quest’arte marziale da un’altra donna, monaca (nigu) buddhista zen dal nome Mui. Ng Mui fuggì dalla distruzione del Tempio di Shaolin a opera del governo cinese durante il regno di Kangxi, intorno al diciassettesimo secolo, insieme a Zhishan Chanshi, Baimei Daoren, Feng Daodè, Miao Xian, considerati tutti grandi combattenti marziali di Shaolin Quan. Ng Mui si rifugiò nel Tempio di Baiheguan sul monte Qixiashan e qui conobbe Yan Er e sua figlia Yan Yongchun. Yan Yongchun, in cantonese Yim Wing Chun era una fanciulla molto affascinante, tanto da fare innamorare un signorotto locale che voleva sposarla contro la sua volontà. La monaca buddhista per sdebitarsi dell’ospitalità decise di insegnare le tecniche dello Shaolin Quan alla ragazza che le permisero di provocare e vincere in combattimento quell’uomo. Fu così che Yim Wing Chun potè sposare l’uomo che amava, Liang Bochou. Da quel momento, la tradizione ci ricorda come Yan Yongchun, Liang Bochou e Yan Er decodificarono lo Yong Chun Quan durante il regno di Kangxi. Con Liang Bochou siamo alla terza generazione del lignaggio tradizionale di Wing Chun. Altre leggende su Yongchun dicono che fosse la donna di una delle dieci “tigri” di Shaolin; famosi monaci combattenti conosciuti per la loro potenza marziale, ed altre ancora narrano che fosse la figlia di un monaco guerriero di Shaolin. Il  Wing Chun KF è uno stile che si trova in un punto di bilanciamento tra le forze dello Yin (femminili) e le forze dello Yang (maschili). Bilanciamento nel senso che utilizza la morbidezza e la fluidità femminile per irrompere all’improvviso passando da momenti di rilassatezza a momenti di tensione esplosiva. Per usare un esempio figurato, è il serpente velenoso che si nasconde dietro ad un fiore. Uno è convinto di strappare un fiore da terra, ma quell’azione apparentemente innocua diventa il suo ultimo movimento. Il Wing Chun KF pur basandosi su tradizioni sia interne (arti marziali taoiste) che esterne (arti marziali buddhiste di Shaolin), è pur sempre stato sistematizzato da una donna che a sua volta ricevette la conoscenza sul Kung Fu da un’altra donna. L’aspetto femminile permea completamente il Wing Chun. Ed è attraverso proprio questa epidermica delicatezza che l’esplosione distruttiva che segue è ancora più devastante. Il Wing Chun KF rappresenta marzialmente il Tao, proprio nel momento in cui lo Yin (nero) si fa più forte, si trasmuta nello Yang (bianco). Ed è proprio quando lo Yang è al massimo della sua manifestazione che questa durezza maschile si ritrasmuta nella morbidezza femminile per prepararsi ad un nuovo invasivo attacco. L’aggressore è sempre fuori ritmo rispetto all’aggredito. Questo passaggio repentino da Yin a Yang e viceversa è espresso in uno degli esercizi fondamentali del Wing Chun KF, il Chi Sao (mani aderenti), ed è alla base della distruzione del ritmo avversario, concetto fondamentale che ogni combattente da strada o agonistico, dovrebbe conoscere. Il concetto di ritmo spezzato del Jun Fan Jeet Kune Do. Il Wing Chun Kung Fu è stato diffuso in occidente principalmente grazie a Yip Man (1893 – 1972), ed ai suoi allievi.

Jeet Kune Do
Il Jeet Kune Do è quel sistema di combattimento da strada e di difesa personale basato sul Wing Chun Kung Fu, sul Pugilato e sulla Scherma Occidentale ideato da Bruce Lee.