Yuga, anno Platonico ed Eoni astrologici

Nella tradizione induista, un avatāra o avatār è la manifestazione in un corpo fisico da parte di uno degli aspetti di Dio (sanscrito: Bhagavān o Īshvara). In sanscrito significa “discesa” e consiste letteralmente nella discesa di un aspetto del Divino in un corpo fisico con il fine di svolgere determinate missioni divine di portata planetaria. La tradizione dice che l’avatāra discende quando il dharma si indebolisce e l’adharma avanza ovvero quando avviene un declino della morale e della giustizia divina e insorgono le forze demoniache che agiscono nel senso opposto al dharma, la legge cosmica. Il termine hindū: Dashāvatāra, significa letteralmente “dieci avatāra” e indica dieci della totalità delle incarnazioni divine, manifestatesi sino ad ora, nove connesse all’emiciclo planetario discendente, l’ultima, nella figura di Gesù Cristo, connessa alla progressiva apertura del ciclo ascendente, con il conseguente contrasto tra forze oscure e spirituali. Vi sono altre manifestazioni divine oltre a quelle citate tra cui quelle legate all’emiciclo ascendente, questi avatāra devono essere, ancora, in buona parte rivelati. Tutte queste manifestazioni divine del mahāyuga planetario (sia quelle relative all’emiciclo discendente che quelle relative all’emiciclo ascendente), nella loro totalità, sono legate ad un ciclo planetario completo. Il mahāyuga planetario, secondo i precedenti calcoli, è l’insieme di due anni platonici e mezzo, composto da sei yuga che nella tradizione induista, come abbiamo visto, sono: Satyayuga (età del dharma), Tretāyuga discendente (età del dharma parziale), Dvāparayuga discendente (età del dharma/adharma), Kālīyuga (età dell’adharma) costituito dall’eone discendente (Ariete, o Mesha, eone della discesa nell’adharma) e dall’eone ascendente (Pesci, o Mina, eone dell’ascesa dall’adharma), seguono il Dvāparayuga ascendente e il Tretāyuga ascendente, tutti con i rispettivi sandhi, sussegue un nuovo mahāyuga planetario o grande età del pianeta. I sandhi sono periodi di transizione e segnano il passaggio da uno yuga all’altro, sono la parte iniziale e finale di ogni yuga, ce ne sono quindi due per ogni yuga. Ogni sandhi finale di uno yuga è collegato allo yuga a cui appartiene ma anche allo yuga successivo, come il sandhi iniziale di uno yuga è collegato anche allo yuga precedente. Il ciclo totale degli yuga discendenti (emiciclo discendente del mahāyuga planetario) segna il graduale allontanamento dall’energia divina e la discesa nella materia e nell’illusione terrena dei paramātman, monadi o spiriti umani, il ciclo dell’esilio, il ciclo totale di yuga ascendenti (emiciclo ascendente del mahāyuga planetario), scandisce invece la risalita, il loro graduale riavvicinamento alla fonte divina o ciclo del ritorno. Questa maggiore sintonia o dissintonia dei paramātman umani incarnati, durante i mahāyuga, rispetto alla legge divina, è relativa, secondo l’astrologia vedica o jyotishavedānga, all’influsso di quello che è conosciuto come Vishnunabhī o ombelico di Vishnu (fondamentale aspetto della sacra trinità, o trimūrti, hindū), identificato con il centro galattico della nostra galassia, la Via Lattea, attraverso il quale entrerebbe nella galassia e dunque anche nel nostro sistema solare, quindi nel nostro pianeta, l’influsso spirituale della legge divina. Nella fase discendente questo influsso diminuisce e nella fase ascendente aumenta. È bene specificare fin da subito, che i sandhi non sono da confondere con gli yuga, altrimenti non vi sarebbe la necessità dei sandhi, in quanto lo yuga manifesta la sostanza del principio di cui è l’espressione che pur risentendo della costellazione alla quale è collegato ogni singolo pāda , esprime l’essenza di quel particolare momento planetario mentre il sandhi iniziale ne prepara la manifestazione, allontanandosi gradatamente dagli influssi presenti nello yuga precedente e il sandhi finale diminuisce, altrettanto gradatamente, l’azione principale dello yuga a cui appartiene, per preparare la coscienza umana e in senso lato, planetaria, all’ingresso di nuove forze connesse allo yuga successivo. Come già detto ai capitoli precedenti, la quantità di anni coperta da un sandhi (non il sandhi in sé, ma il numero di anni da cui è costituito), è l’aspetto principale di ogni yuga. Abbiamo visto come tale arco temporale corrisponde ad un dodicesimo di ogni yuga completo compresi i suoi due sandhi, iniziale e finale. Ogni dodicesimo di ciascun yuga segna un passaggio importante all’interno dello yuga medesimo e di queste fasi temporali nevralgiche ogni yuga ne ha quindi dodici collegate alle dodici costellazioni. In questo senso, ad esempio, la seconda guerra mondiale i cui prodromi cominciarono in prossimità del 1938, secondo questi calcoli, coincide con la fine del decimo e l’inizio dell’undicesimo pāda (l’attuale) ovvero scandisce il passaggio dal pāda del Capricorno, o Makara (decima costellazione), al pāda dell’Acquario, o Kumbha (undicesima costellazione), all’interno del secondo ed ultimo eone (Pesci o Mina), l’eone ascendente del Kālīyuga. Il passaggio da un pāda ad un altro all’interno di uno yuga, è sempre caratterizzato da un intensificarsi dei cambiamenti coscienziali, quindi planetari. La tipologia di tali cambiamenti è, naturalmente, relativa al tipo di influssi astrologici collegati alle costellazioni connesse a pāda specifici. I sandhi sono rispettivamente, sei nell’emiciclo discendente (immersione nella materia) e sei in quello ascendente (ascesa verso il Divino), in un totale di dodici: sandhi iniziale del Satyayuga, sandhi finale del Satyayuga, sandhi iniziale del Tretāyuga discendente, sandhi finale del Tretāyuga discendente, sandhi iniziale del Dvāparayuga discendente, sandhi finale del Dvāparayuga discendente, sandhi iniziale del Kālīyuga eone discendente dell’Ariete, sandhi finale del Kālīyuga eone ascendente dei Pesci, sandhi iniziale del Dvāparayuga ascendente, sandhi finale del Dvāparayuga ascendente, sandhi iniziale del Tretāyuga ascendente, sandhi finale del Tretāyuga ascendente. Questi yuga, nella loro totalità con i loro sandhi, formano un mahāyuga planetario o ciclo planetario completo che è il risultato, in questo contesto, come abbiamo visto, della divisione delle cifre tradizionali hindū, in riferimento agli yuga, per 100, la cifra finale è un mahāyuga della durata di 64.800 anni (come spiegato al precedente capitolo), il quale è, l’insieme di due anni platonici e mezzo , in relazione al pianeta Terra. Sappiamo inoltre, a questo punto, che vi è differenza fra mahāyuga minore o planetario e mahāyuga maggiore o ciclo maggiore all’interno del quale si troverebbe il mahāyuga planetario. In questo ciclo maggiore di 6.480.000 anni (64.800×100), costituito da cento mahāyuga planetari, vi sono molte più linee spaziotemporali , all’interno delle quali si verifica il fenomeno dell’incarnazione dei paramātman, rispetto al singolo mahāyuga planetario. Mentre nel caso del mahāyuga planetario, il paramātman o coscienza quantistica, può spostarsi attraverso dimensioni spaziotemporali relative ai sei yuga di questo mahāyuga, nel caso del ciclo maggiore è conseguentemente possibile spostarsi da un mahāyuga planetario ad un altro. Più avanti vedremo, più nel dettaglio, perché tale ciclo maggiore, ha una corrispondenza con la cifra di 6.480.000 anni. In effetti, nel corso del tempo, si è creata una certa confusione tra cicli minori e maggiori, come tra anno platonico, eoni astrologici e yuga. Abbiamo detto che un mahāyuga planetario è l’insieme di sei yuga più dodici sandhi, ma anche l’insieme di due anni platonici e mezzo, vediamo cos’è, nel dettaglio, un anno platonico, perfetto o grande anno. Nel jyotishavedānga o astrologia vedica, come nell’astrologia occidentale, si parla di era zodiacale, era astrologica o eone, che è una delle dodici suddivisioni relative alle dodici costellazioni principali dello Zodiaco ovvero un dodicesimo di un anno perfetto, grande anno o anno platonico, il quale si basa, appunto, sullo Zodiaco, composto dalle dodici costellazioni tradizionali (per qualcuno, con Ofiuco, tredici) e che si fonda sul fenomeno astronomico della precessione degli equinozi. Tale età astronomica, è calcolata intorno ai 25.920 anni. Questa è la durata temporale che in astronomia viene definita, anno platonico ed è il tempo necessario all’asse terrestre per compiere una rotazione completa in seguito al movimento precessionale degli equinozi. L’anno platonico si basa dunque sulla suddivisione in dodici ere zodiacali, ognuna associata ad una costellazione specifica. Essendo il mahāyuga planetario l’insieme di due anni platonici e mezzo, da ciò consegue che tale mahāyuga è quindi il risultato di trenta ere astrologiche o eoni, della durata di 2.160 anni ciascuno ed è all’interno di questi trenta eoni che s’inseriscono i sei yuga con i dodici sandhi e i dieci avatāra. Queste cifre sono il risultato di calcoli estrapolati sulla base della durata degli yuga e del mahāyuga come definiti all’interno della tradizione induista rivisitati, come abbiamo visto, seguendo alcuni specifici calcoli. Il sistema numerico decimale, come già sostenuto dai tantrici, dai cabalistici, dai pitagorici e da altri, è un sistema numerico sacro e divino, nel senso che ha delle notevoli implicazioni mistiche ed esoteriche. Tutti i multipli o sottomultipli di dieci, se consideriamo il numero dieci come riferimento, servono per stabilire i sottosistemi all’interno di un sistema mistico o esoterico di riferimento e i relativi sovrasistemi spaziotemporali. In quest’ottica, considerato che nei testi tradizionali induisti, il mahāyuga tradizionale, quindi con i relativi quattro yuga e otto sandhi (e non sei yuga e dodici sandhi come da me calcolato) viene calcolato in 4.320.000 anni e sostenendo che tale cifra fosse troppo grande (per quanto, all’interno del sistema esoterico hindū, abbia un suo significato) per stabilire i cicli planetari d’immediata importanza ed utilizzo per l’essere umano, ho suddiviso questo mahāyuga per 100 (10²), basandomi quindi sul sistema decimale, ottenendo la cifra di 43.200 anni. Essendo questo numero, quindi nell’ordine di migliaia di anni e non di milioni, è stato possibile a questo punto, mettere in relazione tale arco temporale con l’anno platonico di 25.920 anni. Considerato inoltre, come giustamente fa intendere Yukteswar Giri (Priyanath Karar) nel suo testo La scienza sacra (Swami Shrī Yukteswar Giri, La Scienza sacra, Astrolabio Edizioni, 1993) che non è possibile, in linea generale e non per casi specifici e particolari, passare direttamente dal Kālīyuga al Satyayuga, è naturale che dato un Satyayuga come punto di partenza (sattva guna, ovvero, caratterizzato da stati di coscienza relativi a questa modalità vibratoria quali, armonia, pace, equilibrio, leggerezza, ecc…) e un Kālīyuga come punto più basso (ovvero, caratterizzato da stati di coscienza relativi alle caratteristiche che connotano il tamas guna: pesantezza, staticità, ignoranza, pigrizia, obnubilamento, oscurità) raggiunto dall’umanità, per passare nuovamente al Satyayuga, quindi ad un ciclo successivo, sono necessari altri due yuga ascendenti, in ordine Dvāparayuga e Tretāyuga, alla fine quindi, in quest’ottica, gli yuga non sono quattro, bensì sei. Ho poi applicato, logicamente, la stessa divisione per 100 alla durata dei vari yuga e dei loro sandhi per come sono considerati nei testi tradizionali induisti e ho trovato queste cifre: sandhi iniziale del Satyayuga: 144.000 anni/100=1.440 anni, Satyayuga: 1.440.000 anni/100=14.400 anni, sandhi finale del Satyayuga: 1.440 anni, sandhi iniziale del Tretāyuga discendente: 108.000 anni/100=1.080 anni, Tretāyuga discendente: 1.080.000 anni/100=10.800 anni, sandhi finale del Tretāyuga discendente: 1.080 anni, sandhi iniziale del Dvāparayuga discendente: 72.000 anni/100=720 anni, Dvāparayuga discendente: 720.000 anni/100=7.200 anni, sandhi finale del Dvāparayuga discendente: 720 anni, sandhi iniziale del Kālīyuga: 36.000 anni/100=360 anni, Kālīyuga: 360.000 anni/100=3.600 anni, sandhi finale del Kālīyuga: 360 anni, sandhi iniziale del Dvāparayuga ascendente: 720 anni, Dvāparayuga ascendente: 7.200 anni, sandhi finale del Dvāparayuga ascendente: 720 anni, sandhi iniziale del Tretāyuga ascendente: 1.080 anni, Tretāyuga ascendente: 10.800 anni, sandhi finale del Tretāyuga ascendente: 1.080 anni e qui ci fermiamo, perché con un nuovo sandhi iniziale di Satyayuga ha inizio un nuovo mahāyuga planetario . La divisione in 100 ha permesso di calcolare gli yuga relativi al pianeta che come vedremo, attraverso dei semplici calcoli, sono palesemente in relazione con la durata di un anno platonico e con gli eoni astrologici. Le stesse cifre moltiplicate per 100, cioè le cifre tradizionali dei testi hindū, sarebbero relative a dei cicli maggiori di non diretto e imminente interesse per quanto concerne il singolo pianeta, anche se naturalmente, ogni ciclo planetario di 64.800 anni ne è naturalmente condizionato. Sommando, secondo i calcoli temporali appena fatti, un Satyayuga più due Tretāyuga, più due Dvāparayuga più un Kālīyuga, con i loro dodici sandhi (i sandhi del ciclo discendente e i sandhi del ciclo ascendente), otteniamo il mahāyuga planetario di 64.800 anni, composto dai sei yuga più i rispettivi sandhi, i trenta eoni astrologici, di 2.160 anni l’uno o i due anni platonici completi, 25.920 anni×2, più mezzo anno platonico, ossia, 12.960 anni. Di conseguenza anche il mahāyuga completo che tradizionalmente nell’Induismo viene considerato tale, potrebbe essere non 4.320.000 anni, ma 6.480.000 anni, in quanto anche in questo caso, composto non da quattro ma da sei yuga. Ora, noi sappiamo che tradizionalmente, un’era astrologica viene calcolata dividendo 25.920 anni, l’anno perfetto astronomico, per dodici, relativamente alle dodici costellazioni, il risultato sono i 2.160 anni per ogni eone astrologico. L’aspetto curioso è che qualcuno, migliaia di anni fa, evidentemente, aveva già strutturato gli yuga hindū basandosi su eoni astrologici di 2.160 anni l’uno, difatti la durata di ogni yuga con i suoi due sandhi, per come ci sono stati tramandati dalla tradizione induista , aggiungendo i calcoli precedentemente eseguiti (quindi dividendo ogni yuga per 100), è sempre un multiplo, non troppo grande, di 2.160 anni, multiplo cioè dell’ordine di migliaia di anni ma naturalmente, anche le cifre tradizionali induiste sono sempre multipli di 2.160 anni anche se in questo caso nell’ordine di milioni o centinaia di migliaia di anni. È evidente quindi che il calcolo temporale degli yuga induisti (sia come calcolato tradizionalmente, che dividendoli per 100), gli eoni astrologici, nonché l’anno perfetto astronomico o platonico, anticamente qualcuno aveva, teoricamente, pensato di metterli in relazione tra loro, come potete vedere attraverso delle semplici divisioni; Satyayuga più i sandhi: 17.280/2.160=8 eoni astrologici, Tretāyuga più i suoi sandhi: 12.960/2.160=6 eoni astrologici, Dvāparayuga più i suoi sandhi: 8.640/2.160=4 eoni astrologici, Kālīyuga più i suoi sandhi: 4.320/2.160=2 eoni astrologici, è evidente che in tutte queste divisioni, i risultati sono sempre numeri interi. Da ciò si evince che la durata del Satyayuga è di otto eoni astrologici, la durata del Tretāyuga di sei eoni astrologici, la durata del Dvāparayuga di quattro eoni astrologici e infine la durata del Kālīyuga di due eoni astrologici. Credo sia verosimile, a questo punto, come gli yuga hindū siano, in relazione agli eoni astrologici di 2.160 anni l’uno e all’anno platonico di 25.920 anni e quindi alle dodici costellazioni, aspetto che non deve stupire data la grande importanza che ha in tutta la cultura vedica, il jyotishavedānga, la conoscenza vedica dell’astronomia e dell’astrologia. In realtà quindi, tornando momentaneamente al maestro hindū Yukteswar Giri (Priyanath Karar) nel suo libro La scienza sacra, aveva calcolato gli yuga all’interno di un arco di tempo che potrebbe essere paragonato ad un “anno platonico”, sebbene lui lo avesse calcolato in 24.000 anni anziché in 25.920 anni, dividendo questa cifra per due e trovando la fase discendente in 12.000 anni, suddivisa in quattro yuga e la fase ascendente del ciclo in altri 12.000, suddivisa in altri quattro yuga . Secondo Shrī Yukteswar Giri (Priyanath Karar), il Kālīyuga discendente avrebbe una durata di 1200 anni (100+1000+100, di cui 100 anni è la durata di ogni sandhi), quello ascendente, immediatamente successivo, sempre di 1.200 anni, per un totale di 2.400 anni. Conformemente ai calcoli effettuati da Shrī Yukteswar Giri (Priyanath Karar), è interessante notare un’importante congruenza con i calcoli effettuati in questo libro ovvero, la coincidenza degli anni 498-499 d.C.. Sebbene attraverso un sistema differente di calcolo, in entrambe le prospettive, il periodo d’inizio della fase ascendente del Kālīyuga planetario singolarmente coincide. Secondo Yukteswar Giri (Priyanath Karar), il sandhi iniziale del Kālīyuga discendente è cominciato nel 701 a.C., per lasciare il passo al Kālīyuga discendente effettivo nel 601 a.C. e successivamente, dopo mille anni, all’inizio del sandhi finale del Kālīyuga discendente, nel 399 d.C., per poi, dopo altri cento anni, all’inizio del sandhi iniziale del Kālīyuga ascendente, esattamente nel 499 d.C., data perfettamente in linea, con lo scarto di un solo anno, con l’inizio dell’eone ascendente del Kālīyuga planetario, cioè l’eone dei Pesci, precisamente nel 498 d.C., secondo il sistema da me adottato in questo libro, com’è stato rilevato nel capitolo precedente di questa sezione. Per quanto i due sistemi adottino impostazioni diverse, certamente tale corrispondenza è degna di nota. Egli sostiene sulla base di questi calcoli, che il Kālīyuga è terminato nel 1699 (termine del sandhi finale del Kālīyuga) che il Dvāparayuga ascendente effettivo, quindi dopo il termine del Dvāpara sandhi, della durata di 200 anni, è cominciato nel 1899 ed ora saremmo, dunque, secondo questa prospettiva, in pieno Dvāparayuga, esattamente nell’anno 316 dall’inizio del sandhi iniziale del Dvāparayuga oppure nell’anno 116 dall’inizio effettivo del Dvāpara, che durerà, sempre secondo i calcoli di Shrī Yukteswar Giri (Priyanath Karar), fino al 3899, per entrare poi nel suo sandhi finale della durata di 200 anni, secondo questi calcoli, il sandhi finale del Dvāparayuga ascendente si concluderà nel 4099. Questi calcoli potrebbero forse avere dei significati, in ogni caso, hanno certamente aperto delle importanti prospettive e stimolato ulteriori approfondimenti rispetto a questa tematica, ma secondo il sistema temporale adottato come riferimento principale in questo testo, relativamente al mahāyuga di 64.800 anni, ora siamo nella parte finale del Kālīyuga, esattamente, nell’eone ascendente dei Pesci inoltrato (cominciato nel 498 d.C.), nell’undicesimo pāda, di dodici, di tale yuga, in altri termini, l’ultima parte del Kālīyuga effettivo, prima del suo sandhi finale, il quale comincerà intorno al 2298 e che preparerà l’entrata nel sandhi iniziale del Dvāparayuga ascendente, intorno al 2658, anno corrispondente all’entrata nell’eone dell’Acquario, il primo eone di quattro, del ciclo temporale connesso al Dvāparayuga ascendente. Con l’inizio di questo primo eone comincerà la vera età dell’Acquario. Inoltre in questo sistema, il Satyayugasandhi iniziale successivo al termine del sandhi finale del Tretāyuga ascendente dell’attuale mahāyuga planetario non viene calcolato all’interno del presente ciclo planetario completo (64.800 anni), in quanto appartenente ad un Satyayuga che si troverà all’interno del successivo mahāyuga planetario (altri 64.800 anni) e non di questo. Infine, da notare che anche secondo Shrī Hairākhan Babaji Mahāvatār, attualmente siamo nel Kālīyuga, come ha espresso chiaramente, in numerosi discorsi pubblici . Ora possiamo procedere al capitolo successivo, comprendendo all’interno di quale schema temporale, secondo questa prospettiva, s’inseriscono i dashāvatāra e l’evoluzione spirituale dell’umanità intera.

Il contenuto è protetto da ©Copyright e dalle Leggi a tutela del diritto d’autore. Non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito o utilizzato in alcun modo senza esplicita autorizzazione dell’autore.