Principi dell’Ayurveda

La tradizione leggendaria.

La storia leggendaria dell’Āyurveda, per come ci è stata tramandata dagli antichi testi Caraka Samhitā e Sushruta Samhitā, narra di come quest’antica Scienza della Vita fu trasmessa agli uomini. La Caraka Samhitā racconta come Brahmā il Creatore trasmise questa conoscenza a Suo figlio Daksha Prajāpati, che a Sua volta istruì i due Medici Divini, nonché gemelli, Ashvin. Gli Ashvin trasmisero questa conoscenza a Indra e Indra istruì i Suoi 4 Discepoli Atreya, Kashyapa, Bharadvāja, Dhanvantari. A questo punto la tradizione racconta di come questi 4 Illuminati ricevettero la conoscenza dell’Āyurveda. Bharadvāja si recò da Indra spiegando come con l’incalzare del Kali Yuga l’uomo era soggetto alle infermità del corpo e della mente e come questi ostacoli impedivano all’essere umano di raggiungere i 4 obiettivi della vita, Dharma, rispetto della Legge, Artha, corretto possesso di beni materiali, Kama, corretta passione e Moksha, liberazione spirituale. Queste infermità avrebbero impedito all’uomo di osservare i sacrifici, il digiuno, la continenza, lo studio e la meditazione, era quindi auspicabile, come chiese a suo tempo Bharadvāja, che Indra lo istruisse a proposito dell’Āyurveda, unica Scienza in grado di porre fine alle infermità fisiche e mentali dell’essere umano. La tradizione continua spiegando che a sua volta Bharadvāja istruì gli altri tre, Atreya, Kashyapa e Dhanvantari. Questo per quanto concerne la Caraka Samhitā. La Sushruta Samhitā invece dice che fu Indra stesso a istruire Divodashi, re di Kashi, incarnazione di Dhanvantari, istruendolo in particolar modo sulla chirurgia. Attraverso questi due testi la tradizione Ayurvedica si suddivide in due correnti integrabili tra loro, la medicina interna e la chirurgia. La medicina interna (Kāyacikitsa) che faceva capo a Bharadvāja e la chirurga (Shalayatantra) a Dhanvantari. Si racconta inoltre che Bharadvāja trasmise il Kāyacikitsa al suo discepolo Atreya Punarvasi che la trasmise a sua volta ad Agnivesha, fino ad arrivare a Caraka e alla sua scuola. Nella Sushruta Samhitā si racconta come le Anime elevate di quel tempo vedendo come la Razza umana cominciava a soffrire di malattie incurabili ed era soggetta a morte prematura, si recarono da Dhanvantari chiedendogli umilmente e con sottomissione spirituale di istruirli circa l’Āyurveda, unica vera Conoscenza in grado di alleviare queste sofferenze agli uomini per permettere loro di dedicarsi alle pratiche spirituali. Dhanvantari vedendo in loro la giusta attitudine umile rispose che li avrebbe trasmesso questa Conoscenza. Questa è la storia leggendaria dell’Āyurveda a conferma della forte credenza, all’interno della tradizione hinduista, delle sue origini Divine. Queste Anime chiesero a Dhanvantari di istruirli circa l’Āyurveda, ma usarono una frase ben precisa e cioè: «Istruiscici Padre circa l’eterno Āyurveda», a dimostranza del fatto che questa disciplina è molto antica.

Cenni storici.

Storicamente il fondatore e primo sistematizzatore dell’Āyurveda è Caraka del Kashmir, Vaidya Ayurvedico di cui è difficile stabilire quando ha vissuto e operato. L’unica data abbastanza certa è la compilazione scritta del testo a lui fatto risalire, la Caraka Samhitā, ovvero gli Inni di Caraka, il primo testo conosciuto della Tradizione Ayurvedica ed è databile intorno al 770 a.C.. Questo Testo antico che si compone di circa 8400 versi, divisi in 8 Sezioni e in 120 Lezioni o Capitoli, è il fondamento della Medicina Ayurvedica. Per la prima volta compaiono in questo testo la descrizione dei 5 Sub-Dosha di Vāta, l’importanza della coscienza spirituale nell’esordio e nella prognosi della malattia, viene fatta una classificazione approfondita degli strati dell’epidermide, l’analisi delle patologie correlate ai TriDosha e viene sensibilmente enfatizzata l’origine Vedica dell’Āyurveda. Questo testo viene considerato sostanzialmente il primo trattato di medicina interna Ayurvedico. Il secondo fondamentale sistematizzatore dell’Āyurveda è Sushruta di Varanasi la cui Sushruta Samhitā, ovvero gli Inni di Sushruta, rappresentano il primo testo chirurgico Ayurvedico ed è  risalente intorno al 660 a.C. È all’interno di questo testo che viene descritta approfonditamente la struttura anatomica del corpo (muscoli, legamenti, ecc…) e i 107 Punti Marma dell’agopuntura ayurvedica. Vengono presentati i 5 Sub-Dosha di Pitta, viene approfondito il concetto di patologia e l’importanza della chirurgia. Il terzo grande sistematizzatore dell’Āyurveda è Vāgbhata del Sind (India nord orientale) che ha vissuto e operato intorno al 600 d.C., i due testi a lui riferibili sono l’Asthāngha Hridaya e l’Asthānga Samhitā, che vengono generalmente considerati insieme, è qui che compare per la prima volta la descrizione dei 5 Sub-Dosha di Kapha, in questi due testi viene enfatizzata la rilevanza dell’aspetto più materiale della Creazione. La Caraka Samhitā, la Sushruta Samhitā e gli Asthānga sono considerati tradizionalmente il nucleo centrale della dottrina Ayurvedica, chiamati infatti Brihat-Trayi, “la Grande Trinità”, “la Trilogia più antica”, compendio letterario fondamentale di tutta la Tradizione Ayurvedica, storicamente documentata.

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