Maestro Spirituale

Spesso si sente parlare di maestri, di guru, ma cosa significa in realtà essere maestro spirituale? Come si diventa maestri e chi decide se un individuo è pronto ad esserlo oppure no? Per tentare di rispondere seriamente a queste domande è fondamentale comprendere che esiste un percorso evolutivo che è lo stesso per ogni anima, un percorso tracciato da Dio per i suoi figli, un sistema altamente strutturato che permette ad ognuno di crescere attraverso le esperienze delle varie incarnazioni. Non avrebbe senso pensare ad un Dio che abbia creato delle entità specifiche e non abbia Lui stesso tracciato un percorso spirituale per farle evolvere. L’anima umana fa esperienza, evolve ed amplia sempre di più la sua consapevolezza per prepararsi ad entrare nel regno spirituale. Tutte le varie incarnazioni servono all’anima per fare esperienza nella materia e risalire, attraverso lo spirito o monade, al Padre trasformata dalle innumerevoli esperienze, frutto dei numerosi e differenti contatti con la materia. Ma per poter ascendere, per poter iniziare la risalita verso Dio è necessario che l’individuo si liberi da tutti i condizionamenti dei tre mondi più materiali: il piano fisico, quello emotivo e quello mentale. Spesso l’essere umano non considera che l’energia divina si cela dietro ad ogni manifestazione perché alla fine tutto appartiene e ritorna al Divino che è la fonte primordiale. Solo quando l’individuo riesce a vedere il senso divino in tutto ciò che accade a lui e agli altri, lacerando il velo dell’illusione, la māyā dei testi induisti antichi, può varcare la porta dell’iniziazione (in sanscrito: dīkshā) che segna il passaggio dal regno umano al regno spirituale, conseguendo così, tecnicamente, la prima iniziazione. Questo passaggio è un conseguimento molto importante che Dio conferisce all’anima al fine di renderla sempre più uno strumento dell’amore e della forza universali. Da quel momento in poi l’individuo è considerato dalla Comunità spirituale del pianeta un iniziato anche se né lui stesso e né chi lo circonda ne sono, spesso, a conoscenza. Un iniziato è colui che nei testi sacri induisti viene definito dvija ovvero “due volte nato”, terrenamente e spiritualmente, egli è rinato, letteralmente, nello spirito. Un maestro spirituale è colui che ha conseguito la terza iniziazione ed è completamente libero dai vincoli imposti dalla materia, nella sua triplice manifestazione inferiore (mentale, emotiva e fisica). Per un vero maestro, ogni cosa è una manifestazione dell’energia divina e Dio è una realtà e non più un atto di fede, solo così può guidare con vera convinzione, amore e sacrificio tutte le anime che gli sono dietro nel percorso evolutivo a liberarsi e a superare tutto quello che lui ha già metabolizzato, trasformato e dominato. È naturale che un semplice corso, che sia o non sia a pagamento, non può bastare a rendere l’anima libera e insegnare la vera saggezza spirituale ma soprattutto, portare un individuo davanti all’iniziazione divina e prepararlo così ad entrare nel regno spirituale. Tutto questo riguarda solo Dio, la singola anima e la creazione. Ciò, valevole in riferimento all’umile iniziato (traguardo non semplice da raggiungere), è vero a maggior ragione per un maestro spirituale. Se ciò accadesse, significa che sarebbe accaduto comunque e che quell’individuo era già un iniziato o un maestro consacrato da Dio. Troppo semplicisticamente si usano termini come iniziato, illuminazione, guru ecc…Tutti gli attestati di questo mondo non sostituiranno mai il lavoro interiore, profondo e catartico che ogni individuo deve fare su se stesso, anche se vi sono percorsi nella vita di un individuo che naturalmente possono coadiuvare e in certi casi favorire, l’azione principale. Un vero maestro spirituale non farà mai il lavoro al posto del suo discepolo, gli indicherà i mezzi necessari per agire, ma dovrà essere il singolo discepolo a prendere in mano le redini della sua vita, perché è nell’esperienza diretta, con le sue gioie e i suoi dolori, la vera crescita. Una delle principali caratteristiche dei veri maestri è quella di non sostituirsi mai a Dio, perché attraverso la loro vera umiltà e il loro amore sincero, cercano sempre di trasmettere che essi stessi, sono soltanto strumenti di un’energia più grande, che in sanscrito è denominata, nel suo aspetto personale, Bhagavān e Īshvara, rispettivamente Dio e Signore e nel suo aspetto impersonale, Brahman. L’unico che, secondo il misticismo esoterico hindū, ha il ruolo e l’autorità di catalizzare l’Ente divino nella misura massimamente esprimibile per questo pianeta (come meglio spiegato al capitolo 6 della precedente sezione) è Shrī Babaji Mahāvatār altrimenti conosciuto, nell’esoterismo di matrice teosofica ed occidentale, come Sanatkumāra ma anche lui stesso nella sua ultima manifestazione conosciuta di Hairākhan ha più volte sostenuto che era solo un mezzo della Volontà Divina e che lui era “niente”. Ogni essere umano quando apre veramente il suo cuore e non si lascia condizionare dall’ego e dalla mente inferiore, ha i mezzi per riconoscere un vero maestro spirituale da qualcuno che si professa tale ma non lo è, è un meccanismo di riconoscimento e di difesa che Dio stesso ha inserito nella nostra coscienza, affinché fossimo liberi di discriminare, questa caratteristica intrinseca in sanscrito è definita viveka: discriminazione spirituale. Ma questo meccanismo ancestrale può essere disattivato da un’azione disfunzionale del nostro ego terreno e della nostra mente inferiore che attingono forza, generalmente, da molteplici attaccamenti terreni che molto spesso non desideriamo vedere, uno degli obiettivi più immediati di ogni essere umano sarebbe quello di riappropriarsi di questa naturale capacità di discriminare tra dharma e adharma, tra bene e male. Un maestro spirituale, non si limita a parlare di amore ma lo dona, non si limita a tenere dei corsi, ma insegna attraverso l’esempio della sua vita, dimostrando come sia realizzabile la vera unione tra spirito e materia, unione che sta alla base di ogni yoga, della vera spiritualità, di ogni legame e della vita stessa in tutte le sue forme. Un maestro spirituale, non ha alcun interesse a dimostrare qualcosa a qualcuno, il suo unico pensiero è rivolto al Divino e il suo unico intento e proposito è il servizio all’umanità e la sua notorietà, quando c’è, è un effetto collaterale del suo lavoro. Il falso maestro ha continuamente la necessità di dimostrare qualcosa, perché in realtà ciò che ricerca è la gratificazione del suo ego inferiore e non l’evoluzione spirituale della sua anima, né di conseguenza la crescita spirituale delle anime che ha intorno a sé, egli ha la presunzione di insegnare, quando lui stesso non ha ancora raggiunto la consapevolezza interiore necessaria a riequilibrare il proprio corpo, la propria sfera emotiva e la propria mente, per mezzo della giusta sottomissione spirituale a Dio. La luce che egli emana è falsa ed illusoria e per quanto possa essere carismatico, non veicolerà mai neanche l’ombra dell’enorme amore che solo un vero maestro spirituale è in grado di donare ai propri discepoli e a tutti gli esseri umani che lo avvicinano. Un vero maestro spirituale non dirà mai di poter trasformare i suoi devoti in divinità, ma insegnerà loro la forza dell’umiltà e si dichiarerà sempre un semplice intermediario tra il Divino e loro. Tutti i maestri spirituali dicono e hanno sempre affermato, che sono mezzi di qualcosa di più grande e che solo la Volontà Divina è dietro a tutto e a tutti ed essa sola può donare la vera libertà e permettere ad ogni individuo di posare i piedi, crescere ed avanzare, nel sentiero spirituale, solo Dio dona la vera iniziazione divina. Perché Egli è l’unico, vero Padre di ciascuno.

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