Oggi che il “canalizzare” e i “channeler” sono sempre più diffusi, è fondamentale per chi opera all’interno della metafisica induista che anche su questo antico (o senza tempo) fenomeno ha il primato (vedi i rishi, i veggenti spirituali alla base di tutto l’induismo) definirlo in maniera dharmica facendo emergere, attraverso il viveka vedantico, la corretta discriminazione spirituale, l’ordine dal caos, perché è un fenomeno che nella maggioranza dei casi è inutile, quanto innocuo perché non reale, ma in alcuni casi può essere reale ma non dharmico, dunque pericoloso. Diversi cattolici (e non solo) aborriscono i termini “medianità” e “canalizzazione” ma basta una semplice analisi semantica ed etimologica per capire che ha lo stesso significato metafisico dei termini “veggente” e “messaggio” da loro preferiti, per creare una distanza rispetto ad un fenomeno che caratterizza, massivamente, anche la loro stessa religione (un esempio su tutti, Medjugorje) motivo per cui, in linea con i dizionari italiani userò questi termini per ciò che sono: sinonimi. È interessante cercare di spiegare, il fenomeno medianico alla luce dell’induismo, essendo una delle filosofie metafisiche più antiche che ha narrato per prima con una certa complessità l’esistenza di altre dimensioni e della possibilità di contattarle attraverso fenomeni di veggenza spirituale come fecero, in un passato remoto, gli antichi rishi (i sette veggenti ai quali, tradizionalmente, furono rivelati i Veda). Questo perché non si può ignorare l’evidenza del fatto che, nello stesso induismo, è presente una forte componente medianica e soprannaturale. Per questo motivo, all’interno della filosofia hindū ho, da tempo, ravvisato delle linee guida per distinguere una, eventuale, vera veggenza spirituale o alta medianità da una simulazione, oppure, dal momento che il concetto di “male” è presente anche nell’induismo, attraverso la presenza, nella tradizione, degli asura o demoni, di una medianità di natura opposta a quella spirituale e divina quindi potenzialmente fuorviante e pericolosa. Certamente sono in molti oggi ad affermare di “canalizzare” ma, in funzione dei miei studi e della mia esperienza di lunga data rispetto allo yoga, posso dirvi che esistono dei parametri precisi per definire il fenomeno. Questi parametri sono necessari per fare una selezione che abbia una sua coerenza metafisica e sono molto utili per discernere, soprattutto nel settore dello yoga e più in generale olistico e new age, in particolare oggi in cui diversi individui presumono di “canalizzare”. È bene sottolineare che una canalizzazione non è necessariamente autentica solo perché si presenta bene, stimola la nostra curiosità o fantasia, dice quello che ci vogliamo sentir dire o perché viene definita tale da qualcuno. In ogni caso, è necessario, comunque, avere una solida preparazione metafisica per non lasciarsi confondere le idee quando abbiamo a che fare con fenomeni di confine e sfumati come questo. Chi sostiene di “canalizzare” non ha chiaramente bisogno della mia approvazione o del mio consenso, ciascuno è libero di fare ciò che vuole ma allo stesso modo, perché un fenomeno medianico attiri la mia attenzione deve rispondere a specifici criteri e, forse, tali criteri come sono serviti a me possono servire a qualcun altro che, magari, è coinvolto in esperienze particolari rispetto alle quali non vede chiaro o che, comunque, vuole approfondire e che, a mio avviso, sarebbe bene, in ogni caso, approfondisse.
Iniziamo con il dire che la vera veggenza spirituale è estremamente rara.
Tra quelli che la tradizione induista considera parametri fondamentali di una veggenza spirituale vi sono i seguenti; anzitutto è necessario stabilire che vi siano forti probabilità che, effettivamente, trattasi di una plausibile medianità, prima di poter stabilire se essa sia spirituale o meno, e il modo più rapido è constatare la presenza di prove tangibili. Per prove tangibili, nei limiti del possibile e del verificabile, intendo la capacità di dimostrare evidentemente che il presunto medium durante il presunto fenomeno medianico sia a conoscenza di informazioni che, senza un intervento soprannaturale, non potrebbe assolutamente avere. Si può obiettare che è impossibile avere la certezza che il veggente, in questione, non abbia ricevuto tali informazioni in altro modo, ma se tali informazioni, ad esempio, si rivelano profetiche e questo è oggettivamente dimostrabile, può essere un primo passo per considerare la possibilità di una vera medianità, poi ci sono le informazioni soggettive dove soltanto l’individuo che si trova davanti ad un presunto medium, all’interno di una manifestazione medianica, ha l’intima certezza se ciò che viene espresso ha una sua veridicità o meno e se si trova, dunque, davanti ad un potenziale fenomeno soprannaturale. Un medium deve avere la capacità di conoscere informazioni che, senza un processo soprannaturale, sarebbero inconoscibili questo non significa che debba “sapere tutto”, ma diverse conferme in tal senso sono necessarie e non con un singolo individuo o una sola volta (la cui esperienza potrebbe essere frutto di una casualità), ma con più individui e più volte. Questa è la prima prova tangibile che riguarda la veridicità di un possibile fenomeno medianico ma ancora non si può parlare di veggenza spirituale. Deve essere chiaro che anche possibili eventi soprannaturali che rendono plausibile l’esistenza di una vera medianità non ci dicono assolutamente niente rispetto al fatto che possa essere una veggenza spirituale o no. Infatti, come ci ricordano le tradizioni antiche sia induista ma anche ebraica, avere caratteristiche medianiche non è necessariamente compatibile con i termini: spirituale e divino. Anche il satanismo, quello serio, oppure certe pratiche ritualistiche africane molto particolari, di “confine”, come il macumba (qui gli intermediari tra dimensioni, i medium, che officiano i riti e le cerimonie sono chiamati macumbeiro), utilizzano individui con determinate caratteristiche. Ricordatevi che, anche nella tradizione cristiana, la ‘Bestia del mare’ dell’Apocalisse di Giovanni, conosciuta come anticristo, viene descritta come capace di produrre eventi soprannaturali e di non facile interpretazione. Una volta stabilito che trattasi di veggenza, per stabilire se vi sia la fattibilità che sia anche spirituale deve esserci certamente, almeno, una condizione che può essere valida in generale, qualora venga dimostrata, ovvero che il, plausibile, medium in questione pratichi da diverso tempo, costantemente, una seria pratica spirituale, per quanto mi riguarda, preferibilmente yoga tradizionale, di cui ho esperienza diretta e di cui conosco i numerosi benefici spirituali. In linea generale, una seria pratica spirituale yoga (sadhana), come anche la preghiera religiosa, svolta con costanza, volontà e vera devozione, può causare una vera trasformazione di coscienza ma non conosco altro sistema millenario strutturato con un’analisi dettagliata dei diversi corpi (kosha), dei centri energetici (chakra), dell’energia potenziale (kundalinī), dei canali sottili (nādī), ecc… e con descrizioni altrettanto dettagliate e tecniche concrete di come purificare e lavorare sul nostro sistema bioenergetico (corpo, mente, anima) come lo yoga tradizionale o ashtāngayoga, questo perché, se vogliamo parlare del fenomeno medianico seriamente, da una prospettiva metafisica, la chiaroveggenza spirituale (divyachakshus) e la chiaroudienza spirituale (divyashrotras) coinvolge necessariamente tutto il sistema bioenergetico dell’individuo (kosha, chakra, nādī e non per ultima la kundalinī) e qualora un individuo sia potenzialmente medium, per sviluppare una veggenza spirituale, nel caso in cui il karma lo consenta, tutto il suo sistema bioenergetico va costantemente purificato, attraverso pratiche metafisiche collaudate e non esiste sistema millenario ampiamente collaudato come l’ashtāngayoga. Ciò che rende un individuo, potenzialmente, veggente è l’insieme costituito dall’assetto energetico individuale (le specifiche frequenze di base, ovvero, fondamentali che compongono sia la personalità che l’anima) che è una sorta di genetica spirituale che, tra le altre cose, rende nativamente medium o meno e che come la sua corrispettiva genetica biologica, non può in alcun modo essere modificata, motivo per cui non esistono corsi per diventare “medium”, “channeler” o “veggente”, sarebbe come dire che esistono corsi per far diventare più alti e con gli occhi blu, gli altri aspetti, insieme all’assetto energetico individuale, sono il karma individuale e lo svādharma dell’anima, cioè il ruolo o missione spirituale. Posso solo suggerirvi di fare attenzione perché le dimensioni alternative a questa, come descritte dall’induismo non sono solo benefiche e spirituali, ma come l’inferno cristiano, esistono anche “luoghi” negativi, in relazione all’evoluzione spirituale umana, ovvero, i pātāla, gli inferi, gli abissi hindū, generalmente nel numero di sette, come i loka (mondi), in cui abitano entità negative per l’essere umano, che, successivamente, hanno dato origine ai naraka buddhisti (mondi abissali nei quali gli esseri umani sono condannati, dalle loro precedenti azioni volontarie e negative, alla sofferenza). I medium come i veggenti, ecc… sono intermediari, mezzi… ma definire tra quali dimensioni si fanno tramiti è un altro discorso e dal momento che tutto è frequenza, è come cercare di stabilire su quale onda radio (mondo) si sta sintonizzando la coscienza dell’individuo (medium o veggente), in questa valutazione la metafisica induista aiuta e non poco. Le pratiche mistiche sviluppano, in linea di principio, quelle vere, i cosiddetti siddhi o poteri, tra cui possono esserci anche la chiaroveggenza e la chiaroudienza, i testi tradizionali yoga e non solo, mettono in guardia da tali poteri perché possono ostacolare il cammino spirituale del sadhaka (colui che pratica la sadhana). Per questo i primi due anga dell’ashtāngayoga sono requisiti fondamentali per il praticante cioè i 5 yama (comportamenti da evitare) e i 5 niyama (comportamenti da adottare), tra questi 10 requisiti di base per guidare correttamente la personalità nell’unione con l’ātman e la gestione di eventuali siddhi, ci sono, per fare alcuni esempi, lo studio dei testi sacri in relazione a se stessi (svādhyāya), la devozione e l’abbandono a Dio (Īshvarapranidhāna), non mentire (satya), saper gestire la propria sessualità senza che invada tutti i settori della vita (brahmācarya) ed altri, questi sono alcuni tra i requisiti fondamentali che coloro i quali, eventualmente, dovessero manifestare (per diverse ragioni) caratteristiche medianiche (che, ripeto, rientrano all’interno di quei particolari poteri definiti nello yoga, siddhi), devono sviluppare e mantenere, così da svolgere questa particolare funzione di “canalizzare” all’interno del Sanātana Dharma, termine induista che significa Verità Eterna, Legge Eterna, semplicisticamente tradotto in genere come “religione eterna”. Diffidate, sempre, dei “tuttologi” e della “tuttologia”. Il vero yoga purifica e mantiene ogni medianità spirituale e allo stesso tempo preserva l’individuo da, eventuali, non desiderate interferenze negative. Ogni medianità ha bisogno di essere purificata, con delle corrette pratiche yoga, le medianità che devono sbocciare, sbocceranno, le medianità potenzialmente negative, pericolose e fuorvianti verranno sigillate, preservando il medium stesso e coloro che gli stanno intorno.